-SLOW MOTION, QUELL' OSSESSIVA NECESSITA'-

-SLOW MOTION N°55-

-SLOW MOTION N°56-


 

 

E poi ti capita di sentir dire che l'arte seriale uccide la creatività...allora sorrido e penso ai tagli di Fontana, alle composizioni di Mondrian, alle campiture di Rothko, ai quadrati di Albers ,alle accumulazioni di Arman, ai dripping di Pollock, alle Marilyn di Warhol, agli astratti di Richter...il fatto è che quando si arriva a un punto della propria ricerca ritrovandosi in qualcosa di viscerale poi tutto questo si trasforma in un impulso ossessivo che ti costringe a replicarla nel tempo fino al suo naturale dissolversi.
C'è da fare poi distinzioni tra arte seriale, multipli e cicli pittorici trattandosi di mondi completamente diversi. La Pop-art ha rivoluzionato l'arte del '900 con un bombardamento di stampe seriali raffiguranti prodotti della pubblicità o personaggi famosi, riproduzioni seriali  spinte dalla necessità di far arrivare il messaggio del movimento. Impazzisco per la Pop-art? Assolutamente no, però è vero anche che i cartelloni pubblicitari o i manifesti strappati lungo le strade mi fanno a pensare a Warhol, Rotella o Villegle'... Diverso è il discorso per una scultura replicata a pochi esemplari in cui lo scultore ogni volta deve dedicare tanto lavoro per far riemergere un'altra copia della stessa. Io la considero comunque unica nella sua serialità, se non altro per il lungo processo di esecuzione nel replicarla. Poi esistono i cicli pittorici, cioè quelle serie di dipinti che si sviluppano sul supporto con segni e cromie distinti ma con di base la medesima struttura e soprattutto lo stesso contenuto. Le immagini  invadono la mente fino a diventare ingombranti, ossessive, asfissianti, compulsive. Lo dice uno che quelle stesse immagini ha provato a isolarle, ignorarle, a dipingerle per un lungo periodo solo con la mente per poi riscoprire che ancora oggi a distanza di tanto tempo sono ancora lì a pervadere il mio visivo emozionale...

                                                                         

 


-IL TEMPO-

Il tempo sì che sa il fatto suo, ci lascia fare,

pensare, sognare, ridere, piangere, forse invecchiare.

Consapevole che un giorno lo rimpiangeremo per le scelte che si sono rivelate sbagliate,

dimenticandoci che sono sempre quelle giuste nel momento delle decisioni.

I buoni propositi andrebbero coltivati ogni giorno e non solo nel resoconto di fine anno, perchè lui del suo tempo non ne concede mai abbastanza e i rimpianti sono solo zavorre che rallentano il passo. E lui si sa, ha la cattiva abitudine di non fermarsi mai e quando ci dà l'idea di rallentare in realtà non lo fa mai con l'intento di aspettare...

 

 


-IMPROBABILI PARAGONI-

Quando penso all'arte del secolo scorso mi viene spontaneo fare una serie di paragoni con il contemporaneo. Penso che proporre un linguaggio informale e risultare credibile come gli artisti del '900 è una battaglia persa in partenza...ma è una mia esigenza e non posso far altro che assecondarla. Hanno dato vita a qualcosa di decisamente fuori da ogni logica di quel tempo tanto che all'inizio non era solo denigrata ma talvolta bandita. Basti pensare al suprematismo russo che oggi sì possiamo trovare nei più importanti musei del mondo ma solo grazie a una serie di circostanze che hanno impedito la dispersione di un patrimonio.

Penso che non esisteva la tecnologia che ci ha portato a vivere tutto nella frazione di un niente, e che quindi non era possibile vedere cosa succedeva dall'altra parte del mondo se non raggiungendo le cosiddette capitali dell'arte , come Parigi o New York.

E che dire di Fontana che per passare dai buchi ai tagli ha impiegato ben 10 anni...oggi tutto questo sarebbe bruciato in pochi attimi, magari da un altro artista distante migliaia di km che tramite il web ne prende spunto e prosegue il tuo pensiero già domani.

Penso a tutti quei gruppi di artisti che si univano per portare avanti un pensiero dando vita a nuovi impulsi sotto il nome di un manifesto. Io li vedo come precursori di un'era commerciale del sapersi vendere, come chi oggi sa usare abilmente il web per sponsorizzare la propria mercanzia. Trovo che sia patetico sforzarsi oggi di inventarsi qualcosa di simile.

E che dire di tutti quei termini coniati per definire gli artisti che si sono succeduti alla nascita dell'arte astratta, dal suprematismo all'espressionismo astratto, segnico, lirico, poi ancora il color field ,lo spazialismo, Bauhaus, Aer brut, e ancora action painting o più comunemente dripping fino all'informale gestuale e materico, tutti comunque sotto un unico comune denominatore, arte non figurativa...c'era davvero bisogno di tutte quelle definizioni? Neppure i libri di storia riescono a fare chiarezza stabilendo i reali confini tra un movimento e l'altro, questo perché parliamo di "confini sconfinati" quando si attraversa il campo dell'astratto e dell'informale.

Ma se quei stessi artisti fossero catapultati nel mondo di oggi come vivrebbero l'arte contemporanea? Forse molti di loro avrebbero abbandonato la classica tela da appendere al muro...potrei essere convinto di questo, forse alcuni di loro farebbero altro come già facevano nella loro vita prima di dedicarsi all'arte.

Penso a chi ha creduto in loro, a quelle gallerie che hanno saputo osare e uscire dagli schemi proprio come gli artisti stessi...che magia dev'essere stata...altri tempi...oggi le gallerie non vanno più alla ricerca di artisti emergenti. D'altronde c'è anche da capirli, chi compra dipinti oggi lo fa quasi esclusivamente come forma di investimento e lo fa sull'artista storicizzato e di moda del momento. Buona parte degli altri invece si accontenta di una stampa colorata comprata dagli svedesi o in un mercatone di articoli cinesi, l'importante è che si abbini al colore delle tende; la forbice di ricchezza esisteva anche nei primi anni del 900 ma non esistevano i centri commerciali...comunque sia l'arte è un bene secondario della quale si può tranquillamente fare a meno, ma poi onestamente, chi entra più nelle gallerie? Si va sul lago d'Iseo  oppure a vedere la ragazza dall'orecchino di perla più per moda che per i reali contenuti.

 


-LA MERA RICERCA DELL'ARTE CONTEMPORANEA-

Se mi si chiedesse di rappresentare in un dipinto il mondo di oggi e l'arte contemporanea sceglierei una tela bianca appesa al contrario come segno di protesta. Penso che sia un mondo completamente vuoto di ideali dove l'arte contribuisce in negativo valorizzando artisti più per la loro spasimante ricerca della provocazione che per il valore intrinseco dell'opera stessa; come se Duchamp, Manzoni e molti altri non l'avessero già fatto tanti anni fa (l'orinatoio compie un secolo...).Il gioco con questi grandi artisti ha raggiunto la massima espressione, eppure provocazioni contemporanee continuano a funzionare.

Sono dell'idea che l'arte debba servire a emozionare, non a provocare. Non mi stupisco se tutto questo porta sempre più diffidenza verso il mondo dell'arte contemporanea.

 

 


-LO SPECCHIO DEL PAESE-

Il mondo corre e si evolve troppo velocemente e con lui anche il nostro modo di essere e di pensarePrigionieri di una realtà virtuale che azzera le menti e i rapporti umani, siamo vittime di un sistema che ci ha resi inermi e insensibili a tutto ciò che ci circonda.

Una centrifuga di verità troppo spesso distorte da chi invece avrebbe il dovere di fare chiarezza, informazioni abilmente manipolate  da chi controlla questa dittatura democratica. Nuove generazioni senza futuro ai quali tutto è stato sapientemente azzerato, lobotomizzati da un sistema diabolico che ha dato luce a una massa disinformata verso un viaggio di sola andata.

A tutto questo si è adeguato anche il mondo dell'arte, forse ha ragione chi dice che è morta da tempo. Ma se così non fosse, cos'è l' arte oggi?

Domanda a cui non è facile dare una risposta considerato che tutto e il contrario di tutto viene catalogato come tale, e chi come me è alla ricerca di un proprio linguaggio nell'informale cade inevitabilmente nella spirale dei dubbi e dei luoghi comuni che ne derivano.

L'arte è nutrimento dell'anima, quella sensazione di sfiorare le corde dell'anima dove le vibrazioni si trasformano in emozioni.

Ognuno di noi dovrebbe cercarle in qualsiasi cosa possa trasmettergli tutto questo, a questo serve l'arte o qualunque cosa ci sia passata per tale.    

 

                               


-REFLEX-

Uno specchio nero come la trasparenza della nostra società.Lobotomizzati ed inermi, siamo mossi come pedine a piacimento da chi controlla questa dittatura democratica.Nero come le coscienze di chi ci governa, ma che altro non sono che lo specchio di chi rappresentano.Nero come il petrolio e quel referendum che servirà solo a farci credere che ancora possiamo decidere qualcosa.Nero come la prospettiva del nostro futuro sempre più incerto,dove libertà e incolumità sono messi in pericolo sempre di più ogni giorno che passa.La sola speranza è di non trovarsi al posto giusto nel momento sbagliato quando qualcuno spargerà sangue nel nome di un Dio che non esiste.Lo specchio rappresenta da una parte la fragilità della nostra esistenza dove basta un attimo e tutto può infrangersi per sempre;dall'altra ci dà la possibilità di rispecchiarci e ritrovare nuovamente la luce attraverso un gesto.Il cambiamento deve partire da noi, altrimenti così possiamo solo resistere, ma chissà fino a quando.